Il 29 giugno 2006 la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica sui piani strategici per stimolare l’aggiornamento delle norme comunitarie in materia di telecomunicazioni e creare un mercato unico per i servizi basati sullo spettro radio.
Nonostante la segnalazione di numerosi e significativi progressi ottenuti dal 2002 in poi - anno al quale risale il “quadro normativo per le comunicazioni elettroniche” - la Commissione ha ravvisato l’esigenza di proporre delle alternative al quadro normativo volte a completare il processo di apertura del mercato nazionale delle telecomunicazioni.
Nella valutazione d’impatto, la CE prende in esame le problematiche legate all’assegnazione dello spettro radio e quelle connesse alla possibilità di ridurre l’attuale elenco dei 18 mercati specifici delle comunicazioni elettroniche.
Un mercato unico per lo spettro radio
Lo spettro radio rappresenta una risorsa pubblica - nonché un bene economico - a fronte della fondamentale funzione che esso svolge per tutte le applicazioni basate sulle comunicazioni senza filo: dalla telefonia mobile e la radiodiffusione televisiva, ai sistemi di guida per aerei, navi, satelliti e alla difesa. Da ciò, la necessità di non confinare la sua regolamentazione nelle frontiere nazionali e di suggerire, al contrario, l’applicazione di un unico pacchetto di norme comunitarie.
La Commissione, pertanto, propone una più efficace gestione delle bande dello spettro radio attraverso un maggior utilizzo di norme comuni fissate per l’intero territorio europeo.
Un altro suggerimento della CE riguarda l’assegnazione dello spettro radio: sarebbe opportuno procedere in base al principio della domanda di mercato per consentire la nascita di nuove opportunità paneuropee a vantaggio di imprese innovative.
La constatazione che in Europea ci siano 25 differenti sistemi per la gestione dello spettro, a differenza del sistema unico in vigore negli Stati Uniti, costituisce uno svantaggio competitivo.
Legiferare meglio: da 18 a 12 mercati regolamentati
Nel progetto di una nuova raccomandazione sui mercati rilevanti, si valuta la possibilità di abrogare gradualmente la regolamentazione ex ante in almeno 6 dei 18 segmenti di mercato delle telecomunicazioni esistenti. Tra questi, la CE propone la progressiva deregolamentazione dei mercati delle chiamate nazionali ed internazionali, nei quali si è assistito, nella maggior parte degli Stati Membri, alla comparsa di una forte concorrenza.
Al contrario, l’esistenza di segmenti di mercato, nei quali la condizione complessiva della concorrenza è precaria, rende necessaria l’applicazione puntuale, coerente ed efficiente delle norme comunitarie. È questo il caso dei settori all’ingrosso, quale quello della banda larga, nel quale gli operatori storici continuano a detenere il controllo del mercato impedendone l’accesso ai nuovi operatori.
In definitiva, la Commissione si pone come obiettivo quello di raggiungere una regolamentazione meno estesa ma più efficace. È opportuno astenersi dall’intervenire in ambiti nei quali la concorrenza garantisce prezzi bassi ed elevata qualità, intervenendo, invece, in modo più efficiente nei mercati laddove la concorrenza non esiste. La mancanza di coerenza nella determinazione dei regolatori nazionali a porre rimedio ai problemi di concorrenza rischia di ripercuotersi sul mercato unico europeo.
Tutte le proposte di riforma, comprese quelle di abrogare la regolamentazione di altri due mercati (i mercati all’ingrosso dell’accesso e raccolta delle chiamate nelle reti telefoniche pubbliche mobili e quello dei servizi di radio diffusione), saranno oggetto di una consultazione pubblica fino alla fine di ottobre 2006.
La Commissione intende proporre al Parlamento ed al Consiglio misure legislative alla fine del 2006 e adottare la raccomandazione dei mercati rilevanti nel primo trimestre del 2007.
Le nuove norme, invece, dovrebbero essere pienamente recepite negli ordinamenti nazionali non oltre il 2010.