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La contraffazione del marchio. Aspetti normativi e sociologici. |
La contraffazione dei marchi, ha assunto soprattutto negli ultimi anni, dimensioni e fatturati che potrebbero contraddistinguere vere e proprie multinazionali. Infatti secondo le ultime stime, il fenomeno in argomento, pare, alla luce degli atti processuali e dai dati raccolti dalla Confcommercio abbia, solamente nel nostro Paese, di gran lunga superato la soglia dei 18.000 miliardi l'anno. Gli oggetti che più si prestano al fenomeno sembrano non essere solo gli accessori di lusso (come borse, pellami, orologi e etc), ma purtroppo anche prodotti tipici dell'industria farmaceutica. Molto difficile risulta quindi quantificare il danno all'industria, come ci conferma Roberto BRICCOLA, presidente del MIPEL (Mercato Internazionale della pelletteria)che nel solo settore dei pellami afferma, sembra aver oltrepassato i 4.000 miliardi. La contraffazione, continua BRICCOLA, come fenomeno criminale, non solo provoca un danno economico alle imprese, derivante dalle mancate vendite, ma direttamente dà vita al c.d. "circuito del nero" con conseguenze gravissime per l'Erario (IVA e Imposte Dirette), nonchè allo sfruttamento del lavoro da parte delle c.d. classi deboli. Sempre più spesso infatti, vengono scoperti laboratori clandestini, composti per lo più da cinesi senza regolare permesso di soggiorno, che sopravvivono in condizioni assolutamente disumane, sfruttati da questo mercato parallelo. Gli esperti ci dicono che tali "industrie" sono localizzate specialmente in Toscana e più precisamente tra Prato e Firenze. Tra queste 2 città, oggi vive una delle più grandi comunità cinesi d'Italia, formata da oltre 25.000 soggetti. L'allarme è alto e le industrie sane, se il trend degli ultimi anni non verrà contrastato con assoluta determinazione, dovranno chiudere per lasciare il posto a quelle cinesi irregolari. Un ruolo fondamentale e diretto in tutto ciò, è quello svolto dalla criminalità organizzata che, attraverso il controllo sia dei flussi migratori, sia della gestione produttiva, reinveste gli ingenti profitti, ricavati da questa illecita attività, in altrettanto proficue attività criminose (droga, armi e etc.). Un altro importante aspetto è rivestito dalla fase della distribuzione delle produzioni contraffatte, che può essere suddiviso in due filoni paralleli: - il primo, costituito da regolari operatori economici che, attratti dai bassi costi di acquisto della merce, la inseriscono nel circuito delle vendite unitamente al prodotto originale (c.d. falso d'autore). - il secondo invece direttamente collegato all'impiego nel commercio ambulante di cittadini extracomunitari (per lo più senegalesi) sparsi in massa su tutto il territorio nazionale.
QUADRO NORMATIVO NAZIONALE.
L'Italia, a differenza degli altri Paesi, è dotata di una capillare normativa che regolamenta la materia sia sotto l'aspetto civilistico sia sotto quello di natura penale. Infatti, la tutela dei prodotti commerciali, trova fondamento giuridico sin dal 1942 (R.D. nr. 929), attraverso un severo impianto sanzionatorio. Anche il codice civile ha ben regolamentato la materia con una serie di articoli (dal 2569 al 2574) posti all'interno del Capo III titolo VIII. In ultima analisi il Codice Penale, che considera delitti e quindi sanziona con la pena della reclusione congiunta alla quella della multa, chiunque contraffà od altera prodotti con marchi nazionali o esteri (artt 473 e 474). Verrebbe a questo punto da domandarsi il perchè possano esistere di fatto i dati sopracitati e come mai il fenomeno criminoso sia in continua espansione. Forse la risposta si potrebbe rinvenire negli studi risalenti al XIII secolo, ma sempre attualissimi di Cesare BECCARIA, dai quali si può facilmente evincere come anche nelle società evolute si renda sempre più imprescindibile la certezza del diritto.
Per gentile concessione di Piemmenews
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Autore: Michele Miccoli |
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